LA CHIESA DI S. PIETRO DE VINIALIBUS IN BARILE

di Gustavo Rosa pubblicato su L'ALTIPIANO, maggio-agosto 1970

Esisteva questa chiesa nella parte orientale di quel verde e fertile pianoro ove un tempo fu Barile e che io minuziosamente descrissi allorché principiai a parlare dell’omonimo castello.

Di jus patronato e fornita di ottime rendite, la chiesa di S. Pietro de Vinialibus, o, secondo altri, de Vignalis, fu finché esistette la terra di Barile, officiata da un prevosto coadiuvato da alcuni cappellani, che nei giorni festivi e nei casi di altre necessità si recavano nelle chiese delle vicine ville della Fonte, di Casentino e di Tussillo per esercitarvi il sacro ministero.

Quando la chiesa fu edificata non mi è possibile dire, ma è opinabile che dovè sorgere con Barile e vale a dire sul finire del sec. VIII. La trovo ricordata nelle Cronache di Farfa e poi in una bolla di Papa Alessandro II, diretta, l’anno 1173, a Pagano, vescovo di Forcona: «Ecclesiam S. Petri de Vinialibus cum homini et tenimenti sui».

Interessante è poi altra bolla di Papa Innocenzo IV, datata a Lione il 1° febbraio 1247, e diretta al prevosto sella stessa chiesa di S. Pietro con la quale gli si ordinava di rimuovere Gualtieri da Ocre «notarius Frederici quodam Romanorum Imperatoris» dalla chiesa di S. Eusanio Forconese perché indegno, e sostituirlo con il chierico Berardo da Fontana (1).

Dopo la demolizione del castello dei Barili, avvenuta come è noto, l’anno 1275, essendosi costituite parrocchiali le chiese di S. Maria da Casentino e di S. Agata in Tussillo, per le quali nel 1312 si fece l’estimo per la tassazione delle decime, l’antica propositura di S. Pietro de Vinialibus, che ormai aveva perduta la sua maggiore importanza, si ascrisse alla terra di Fonteavignone. Trovo che nell’anno 1313 i naturali della Fonte per detta chiesa si fecero esimere dal pagamento delle decime loro imposte l’anno precedente, ma nel 1328 furono tassati nuovamente e di nuovo lo furono per le decime pasquali negli anni 1407 e 1408.

L’anno 1419 era prevosto di S. Pietro de Vinialibus un certo e non meglio identificato Don Luca, che risiedeva all’Aquila.

Durante il secolo XIV il diritto di patronato della chiesa era in possesso della nobile famiglia aquilana dei Gaglioffi. Passò poi questo diritto ai fratelli Ercole ed Ubaldino dei Conti Marsciani di Spoleto come figli ed eredi di Eleonora, l’ultima dei Gaglioffi. Da questi Conti pervenne al nobile Carlo Carli e quindi alla famiglia Mignamelli. Infine, non si sa come, passò al monastero delle monache benedettine di S. Maria a Graiano. Tuttavia la badessa di quel monastero non fece uso del suo diritto allorché si dovè nominare il successore al ricordato don Luca, nel 1421.

É da supporre che la chiesa di S. Pietro in Vinialibus dovette essere seriamente danneggiata dai terremoti degli 1456 e 1461 per la qual cosa gli abitanti della Fonte ritennero più utile trasformare a parrocchia la comitale cappella di S. Maria della Grazie «intra moenia» anziché riparare l’antica S. Pietro. A questa determinazione certamente influì anche la pestilenza del 1478 che quasi spopolò il piccolo centro. Sia come sia, il fatto è che nel 1525 parrocchiale della Fonte non è più S. Pietro de Vinialibus, ma S. Maria Assunta in Cielo.

Dalla vecchia parrocchia pervennero alla nuova alcuni beni terrieri, tra i quali la valle di S. Pietro. Pervennero ancora:

 – il quadro del Rosario, che trovasi sull’altare omonimo,

– un Crocefisso in legno, che attualmente trovasi in sacrestia,

– il fonte battesimale, tuttora esistente,

– una croce processionale in argento ed un messale miniato, da tempo andati perduti

– ed infine la campana grande.

Chiudo il mio effimero articolo con un breve cenno storico su questa campana. É tradizione costante che un tempo fosse sopra un torrione del castello dei Barili. Quando questi fu demolito la campana andò in frantumi, ma di nuovo fusa, posta sul campanile di S. Pietro e da qui fu collocata su quello di S. Maria Assunta della Fonte. Sia sulla parte superiore, come su quella inferiore di quel sacro bronzo vi sono delle iscrizioni latine con caratteri gotici antichi, che il tempo ha corroso e reso illeggibili.             E lì ancora questa campana che per secoli è stata testimone e compagna muta delle gioie e dei dolori di quelli che furono e di quelli che sono, con il suo suono forte ed armonioso par che a noi ricordi le antiche glorie della terra dei Barili. (1) Gualtieri da Ocre, oltre che cappellano fu pere notaio e gran Cancelliere di Federico II. Fu ingiustamente accusato di aver brigato, con alcuni pugliesi, per uccidere a Lione, nella primavera 1246 Papa Innocenzo IV. A motivo di ciò fu privato, tra l’altro, delle rendite della chiesa di S. Eusanio, che erano assai ricche.

Opere e documenti consultati:

A.L. Antinori: Corografia Storica degli Abruzzi

Balzani: Chronicon farfense di Gregorio di Catino. L. Mariani: I castelli Aquilani

L.A. Muratori: Antiquitates italicae medii aevii

Chiappini: Note e recensioni su P. Costa

Sella: Le decime dei secoli XIII e XV

Signorini: La diocesi dell’Aquila

Ughelli: Italia Sacra

Mons. Filippi: Visita pastorale a Fonteavignone dell’anno 1876

Gustavo Rosa (Fonteavignone 1920-1984)

Non aveva titoli accademici, era un uomo di cultura, di grande cultura, appassionato di storia locale ci ha lasciato preziosi articoli frutto di rigorose e documentate ricerche.

Argomento dei suoi scritti è la storia dell’Altipiano con particolare attenzione a Fontentavignone e a Terranera, ma anche biografie, descrizione di luoghi e leggende fantastiche. Molti articoli furono pubblicati su L’Altipiano, il periodico di Rocca di Mezzo fondato da Mario Arpea.

Nel 2016 suo figlio Pietro Attilio ha raccolto tutti i suoi scritti in un bel volume.