9 Maggio: Giornata della Memoria
per Rocca di Mezzo

Il 9 Maggio 1944 Rocca di Mezzo fu oggetto di un bombardamento aereo da parte dell'aviazione alleata.

Papa Francesco ha detto che “fare memoria è riannodarsi ai legami più forti, è sentirsi parte di una storia, è respirare con un popolo“.

La nostra Associazione ha fatto della custodia della memoria il proprio scopo principale.

Ricordare la storia della nostra terra e della sua gente non è solo un vezzo culturale ma un “necessario esercizio” perché l’esperienza dei nostri avi faccia da chiave di lettura per quello che accade oggi.

Fare tesoro della nostra storia è importantissimo soprattutto in questi nostri tempi attuali, in cui la guerra è tornata ad affacciarsi in Europa.

Per ricordare a tutti noi cosa significhi per un popolo ritrovarsi in un paese funestato dalla guerra, vi proponiamo di rileggere il numero 3 della nostra rivista “Le Opere e Giorni dell’Altipiano” pubblicato nel 2004 in occasione del sessantesimo anniversario del bombardamento di Rocca di Mezzo il 9 maggio 1944 durante la Seconda guerra mondiale. Ci furono 11 vittime di cui 9 civili compresi 3 bambini.

A complemento di quanto contenuto nella rivista, nello stile di condivisione di storie di persone proprio del progetto Archivio delle Rocche, condivido con tutti voi l’impatto di quell’evento terribile sulla gente di Rocca di Mezzo attraverso il ricordo dei miei genitori.

Mio padre Cristoforo, tredicenne orfano di padre e pertanto già chiamato al sostentamento della famiglia, la mattina del 9 maggio 1944 si trovava a lavoro nell’orto di Zì Ricucce (un suo parente) non lontano dalla Villa Cidonio, sede del Comando Logistico del fronte della linea Gustav dell’esercito tedesco (oggi sede del Parco Regionale Velino Sirente), che costituiva uno dei primari obiettivi degli aerei alleati. Voci non confermate darebbero presente quel giorno nella Villa anche il generale Kesserling, comandante supremo delle forze tedesche in Italia.

Le bombe caddero con frastuono terribile e furono accompagnate anche da mitragliamenti spaventosi. Una delle bombe destinate alla Villa Cidonio (che fu mancata) cadde non lontano da lui disseminando schegge a gran distanza.

Passato il raid aereo, già tornando a casa appariva il disastro causato dalle bombe, e le notizie di vittime e feriti circolarono presto. La popolazione terrorizzata di ulteriori bombardamenti, per qualche giorno si rifugiò nei sottoscala, nelle cantine e nei bassi, poi la maggioranza decise di lasciare il paese per rifugiarsi nei boschi, a Valle Caldora o alle Cese, mentre altri, tra cui mia madre Annamaria con tutta la sua famiglia, ripararono, ospiti di parenti e amici, nei paesi vicini in cui non vi era la presenza di obiettivi tedeschi.

Nel ricordo di mio padre quelli furono giorni e soprattutto notti frenetiche e durissime.

Ricordo perfettamente il peso dei timori e della responsabilità di un ragazzo tredicenne, chiamato a fare sforzi indicibili per la sua età, trasparire ancora negli occhi lucidi di mio padre, ormai anziano, mentre mi raccontava della notte in cui fece diversi viaggi, avanti e indietro da casa sua in piazza fino a Valle Caldora, con sulle spalle delle pesanti lastre di lamiera piombata per costruire la capanna che facesse da riparo per sé, sua madre, sua sorella e suo fratello minore.

Mi raccontava che ci si spostava di notte anche per andare a prendere l’acqua o per andare a controllare la casa dove avevano dovuto lasciare gli anziani, incapaci di spostarsi o di resistere alla vita nei boschi in montagna.

Da Valle Caldora poi si spostò insieme a molti altri alle Cese dove ci si organizzò anche con una sorta di vedetta che allo spuntare degli apparecchi nei cieli dava l’allarme al grido di “bosco! bosco! bosco!”.

Sicuramente questa esperienza terribile è stata vissuta da moltissimi rocchigiani e i racconti dei nostri cari si saranno rincorsi in ogni famiglia.

Vi invitiamo a condividerli con noi attraverso i nostri canali email o social, con l’obiettivo di alimentare una pagina del nostro sito dedicata alla memoria di quel giorno funesto per la nostra comunità.

Riportiamo in questo articolo una foto originale di Rocchigiani scampati a “Valle Cordora” e il link al numero 3 della rivista.

Buona lettura e a presto per nuovi spunti e materiali.

Pierpaolo Benedetti

Responsabile media dell’Associazione.